Il calore non è uniforme. Quello che percepiamo a livello del suolo, quando usciamo di casa, non è lo stesso che c’è in montagna, ancora diverso quello nell’aria a quote elevate ed ovviamente pure quello rilevabile nel sottosuolo.
Questa differenza è opportunamente sfruttabile Pensiamo alla climatizzazione dei nostri ambienti, che generalmente avviene mediante il trasferimento del calore da un corpo più caldo ad uno più freddo, omogeneizzando le temperature. Proprio a questo servono le apparecchiature per il riscaldamento ed il raffrescamento, che -infatti- portano in temperatura un fluido che viene fatto percorrere lo spazio da climatizzare, trasferendovi il proprio “essere” caldo o freddo.
Naturalmente maggiore è la differenza tra le temperature -quella originaria e quella da ottenere- più alto sarà il costo da sostenere, perché maggiore è il lavoro da compiere. Perché, allora, non usare come corpo secondario il terreno, nel quale -a quote non troppo distanti dalle nostre- le temperature sono sempre più vicine a quella che desideriamo, sia in estate che in inverno, abbassando il costo per riscaldarci e raffreddarci?
Oggi siamo in grado di perforare qualsiasi cosa, possiamo realizzare con facilità pozzi a discrete profondità, installare pompe di calore ed è diventato consueto, con tecnologie più che mature e quindi collaudate, di costo limitato, per cui di rapido ammortamento, e con la possibile detrazione fiscale se si sostituiscono impianti termici esistenti nelle abitazioni.
Considerati i vantaggi economici del recupero di calore dal terreno, non tanto quelli iniziali ma piuttosto quelli sull’intera vita dell’impianto, e se vogliamo pure quelli relativi alla sostenibilità, non si può non valutare questo tipo di impianti, di solito ostacolati sulla base di motivi pretestuosi!
autore: Massimo Meneghin